sabato 12 maggio 2007

Se il Buongiorno si vede a cinquant'anni


I cinquanta e sessantenni sono sotto doppio attacco. Triplo attacco. Da una parte i giovani rimproverano loro di essere iper-garantiti sul lavoro (mentre i giovani lo sono meno), li accusano di voler mantenere a tutti i costi le leve del potere e di costituire una gerontocrazia (vedi la provocazione di far impegnare i politici a lasciare ad una certa età). Dall'altra le aziende li vorrebbero espellere (perché troppo costosi e meno flessibili dei giovani). E infine lo Stato vorrebbe che pesassero meno sul sistema pensionistico (rivedendo i coefficienti di calcolo e alzando l'età pensionabile). Meno male che sono, generalmente, in buona salute, pieni di forze, e portatori di competenze che ancora servono alle aziende e a se stessi.
Se ne è accorto anche Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi, in uno dei suoi magistrali "Buongiorno" di 30 righe. Acquisito che l'over 50 si comincia a sentire un reietto, Gramellini nota che questo personaggio ben difficilmente si acconcerà solo ad accompagnare i nipotini ai giardinetti. E quindi si guarderà intorno e cercherà di inventarsi un altro impiego, "stavolta flessibile o addirittura in nero, per essere competitivo con i ventenni. ". Ho solo dei dubbi sulla conclusione: "Se l'elisir di eterna giovinezza era questo, sai che fregatura", dice Gramellini che tra l'altro comincia a intravedere (da lontano) il traguardo dei 50. Ma gli chiedo: meglio andare ai giardinetti, magari senza neanche i nipotini e pochi soldi in tasca, per i prossimi 30 anni? Allora inventiamoci qualche altra cosa.

Nessun commento: