lunedì 2 luglio 2007

Mandiamo una mail a Damiano: non pensate allo scalone, pensate ai giovani



Una cartolina, una email, una lettera, un fax. Se arrivassero migliaia di messaggi al ministro del Lavoro [...]

giovedì 14 giugno 2007

Grey bloc, combattete per il part-time (lo dice anche Prodi)


Giovani e part-time, se ne parla sempre di più. Ma non sono i giovani che ne hanno bisogno, sono alcuni anziani, che a 60 anni non vogliono diventare pensionati, ma non possono neanche più produrre agli stessi ritmi di prima. La proposta di Prodi andrebbe presa al volo: «Bisogna lasciare maggiore libertà nella scelta di andare in pensione ma, soprattutto, bisogna che chi decide di restare a lavorare possa farlo graduando l'impegno: lavorando part time, qualche ora al giorno, ma anche qualche giorno alla settimana». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha scritto la prefazione al «Rapporto nazionale 2007 sulla condizione ed il pensiero degli anziani», promosso da Federsanità Anci e da Ageing Society e presentato oggi alla Luiss.. «Questo, tra l'altro - aggiunge Prodi - aiuterebbe a gestire senza frustrazione l'uscita dalla vita attiva». D’altra parte, se gli anziani saranno un terzo della società nel 2050 , come è possibile che a quell’età siano tutti in pensione? In Italia al primo gennaio 2006 gli over 65 erano 11.615.702. Secondo le previsioni, nel 2020 gli anziani saranno oltre due milioni in più mentre nel 2030 sfioreranno quota 16 milioni: per ogni ”grande vecchio” (85 anni e più) il rapporto passerà da 1 ogni 50 persone a 1 ogni 20. Inoltre, la popolazione italiana del 2050 sarà composta per il 33,6% da over sessantacinquenni e per il 12,7% da giovani con meno di 14 anni. Durante la vecchiaia - sottolinea il rapporto - la povertà continua ad essere un problema non indifferente: è stato stimato che le spese per la salute provocano un aumento di circa il 10% dei poveri effettivi. Ed è preoccupante - fa notare l'Osservatorio della terza età - che circa il 15% delle famiglie italiane con un anziano abbia dichiarato di non aver avuto denaro sufficiente per le spese mediche e che una famiglia su tre non riesca a sostenere le spese impreviste. Nel giro di un decennio (1996-2006) c'è stato un incremento delle spese sanitarie a carico delle famiglie che sfiora il 35%. È evidente - conclude il rapporto - che si tratta di una situazione difficilmente sostenibile per le fasce deboli della popolazione, specialmente per gli anziani, visto che il potere d'acquisto delle pensioni si è notevolmente ridotto negli ultimi anni.Allora forza ”grey bloc”, combattete per il vostro part-time.

martedì 12 giugno 2007

Grey bloc in piazza a difesa delle pensioni


Oggi Giornata nazionale per la lotta dei pensionati. Sono scesi in piazza in tutta Italia duecentomila pensionati per chiedere al governo di alzare le pensioni più basse e, (secondo me almeno altrettanto importante) occuparsi dei non autosufficienti. A Roma però ci sono stati quelli che eufemisticamente si chiamano momenti di "tensione " tra manifestanti e polizia. Non sarà, che di fronte all'avanzata del potere grigio (almeno come numeri, se non ancora per influenza, ma aspettate e vedrete...) ora tramonteranno i black bloc (avete visto con Bush, hanno fatto il solletico) e ci sarà l'avanzata dei "grey bloc"? Avanti popolo con una vita in più!

giovedì 31 maggio 2007

Draghi e i pensionati: alzare l'età di ritiro dal lavoro


Pensionati, pensionandi, futuri pensionati, non c’è scampo. Il lucido intervento di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, è un verdetto. Le vostre migliorate condizioni di vita prevedono anche che si lavori di più...


«È necessario accrescere nel tempo l'età media effettiva di pensionamento, anche per mantenere un livello adeguato dei trattamenti». ha affermato oggi il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, nelle sue considerazioni finali del 31 maggio. «Si deve applicare - aggiunge - l'impianto del regime introdotto nel 1995. Un'applicazione rigorosa e tempestiva dei meccanismi di riequilibrio previsti dall'attuale normativa è essenziale», aggiunge con riferimento all'aggiornamento dei coefficienti. Nel 2005, dice Draghi, vi erano 42 ultrassessantenni per ogni 100 cittadini in età da lavoro. «Ve ne saranno - aggiunge il Governatore - 53 nel 2020, 83 nel 2040. Queste tendenze - dice Draghi - si rifletteranno sulla spese per le pensioni, la sanità, l'assistenza. A noi spetta la scelta se abbattere il peso del debito nei prossimi 10 anni, prima dell'accentuarsi dell'invecchiamento, o aspettare: accettando però profondi cambiamenti nel sostegno che la società sarà in grado di assicurare ai più deboli».


Organizzatevi la vita di conseguenza.

martedì 22 maggio 2007

Raddoppiati in 25 anni



Domani l'Istat presenterà il suo rapporto annuale, ma sugli anziani sono stati anticipati alcuni dati, presentati a Roma, alla convention di Federanziani. Scrive l'Ansa: dal 1980 la presenza degli anziani nella popolazione italiana è cresciuta enormemente: gli ultrasessantacinquenni sono aumentati del 50%, arrivando ad una popolazione di 12 milioni di unità al 2006, contro gli 8,5 milioni di 25 anni fa. La maggior parte di loro, circa il 45 per cento, si sente in buona salute. «Gli anziani sono una parte importante della nostra società - ha detto Roberto Messina, presidente di Federanziani - ma si sentono inutili, umiliati e strumentalizzati. Non c'è più una cultura della famiglia e della solidarietà tra le generazioni. L'Italia è all'ultimo posto tra i Paesi sviluppati per l'attenzione alla terapia del dolore, e quasi due milioni di anziani con feriti difficili devono spendere fino a 250 euro al mese per curarsi». Per fortuna le condizioni di salute della terza età italiana sono discrete, visto che il 45% dei nonni nostrani si sente in buona salute. Tuttavia la percentuale scende decisamente con il passare degli anni, arrivando al 25 per cento negli over 75. In base ai dati presentati circa il 76,5% ha una sola malattia e solo il 34,6% è un cronico in buona salute. Tra le malattie più diffuse vi è l'artrosi o l'artrite (18,3%) e l'ipertensione (14,2%). Il cancro fa meno paura e nel 2006 si è registrata una diminuzione dei decessi causati da questa malattia, pari all'1,5% per gli uomini e allo 0,3% per le donne. Ma i controlli periodici per l'osteporosi e la mammografia per le donne dopo i 40 anni non sono ancora una prassi consolidata. «Chiediamo di mettere la terza età - ha concluso Messina - al centro dell'attività programmatoria e assistenziale della comunità nazionale. Per questo abbiamo un programma di dieci richieste, tra cui l'incremento dei servizi di assistenza domiciliare integrata, l'istituzione di un buono per le prestazioni specialistiche che consenta l'accesso alle strutture private, la rimborsabilità totale delle medicazioni per le ferite difficile e il consenso informato per l'assunzione di farmaci antipsicotici».

sabato 19 maggio 2007

CHI VOLA NON INVECCHIA


I piloti italiani sono vecchi a 60 anni. Raggiunto questo limite di età non possono più volare, mentre sui cieli di molti altri paesi si vola fino a 65. Ora l'Enac, l'ente per l'aviazione civile, sta per portare il limite a 62. Dal gennaio del 2008 uno dei due piloti presenti in cabina potrebbe avere fino a 62 anni. I tempi cambiano. D'altra parte io che avevo un padre pilota, militare, ricordò che lui andò in pensione a 55 anni, proprio in quanto pilota.
Il presidente dell'Enac, Vito Riggio, ha rivelato che già oggi molti piloti italiani, andati in pensione all'età di 60 anni, vengono reclutati da compagnie straniere "Negli ultimi tempi - dice il presidente dell'Enac - abbiamo dovuto concedere deroghe a volare a piloti italiani assunti all'estero e che per noi sono dei pensionati, che non potrebbero operare nei nostri aeroporti". Per i più ansiosi, le rassicurazioni: saranno aumentati controlli e viste mediche sui comandabti ultra sessantenni: per il benessere dei piloti e dei loro passeggeri.

giovedì 17 maggio 2007

No, i coefficienti no!


Infuria, si fa per dire, il dibattito sulle pensioni. I sindacati minacciano scioperi, Prodi assicura: tutto si aggiusterà. Lo stesso dice Damiano, ministro del Lavoro. Comunque, di fronte all'aut aut: rivedere i coefficienti e quindi abbassare le pensioni, o alzare un po' l'età pensionabile e lavorare qualche anno di più, gli italiani preferiscono quest'ultima soluzione. Lo dice un sondaggio Swg, che sarà pubblicato dall'Espresso domani: per quasi due terzi degli italiani l'importo della pensione che si riceverà è più importante del momento del ritiro dal lavoro. E se il 48% degli intervistati sostiene che il Governo deve evitare lo scalone (il passaggio nel 2008 da 57 a 60 anni per l'età di accesso alla pensione di anzianità a fronte di 35 anni di contributi) c'è un 37% che chiede di applicare la legge Maroni e un 15% che «non sa». Il 31% degli intervistati (800 persone il campione) ritiene che il sindacato non deve cedere sull'innalzamento dell'età pensionabile, mentre la maggioranza assoluta (il 53%) chiede di non cedere assolutamente sull'importo delle pensioni e quindi nella sostanza sulla revisione al ribasso dei coefficienti. Il 59% degli intervistati è disponibile all'innalzamento dell'età di pensionamento a 60 anni (ma nella domanda le altre opzioni erano sull'innalzamento a 63 e a 65 anni) mentre la metà degli intervistati ritiene che le donne debbano avere lo stesso trattamento degli uomini (il 58% degli uomini e il 43% delle donne.

sabato 12 maggio 2007

Se il Buongiorno si vede a cinquant'anni


I cinquanta e sessantenni sono sotto doppio attacco. Triplo attacco. Da una parte i giovani rimproverano loro di essere iper-garantiti sul lavoro (mentre i giovani lo sono meno), li accusano di voler mantenere a tutti i costi le leve del potere e di costituire una gerontocrazia (vedi la provocazione di far impegnare i politici a lasciare ad una certa età). Dall'altra le aziende li vorrebbero espellere (perché troppo costosi e meno flessibili dei giovani). E infine lo Stato vorrebbe che pesassero meno sul sistema pensionistico (rivedendo i coefficienti di calcolo e alzando l'età pensionabile). Meno male che sono, generalmente, in buona salute, pieni di forze, e portatori di competenze che ancora servono alle aziende e a se stessi.
Se ne è accorto anche Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi, in uno dei suoi magistrali "Buongiorno" di 30 righe. Acquisito che l'over 50 si comincia a sentire un reietto, Gramellini nota che questo personaggio ben difficilmente si acconcerà solo ad accompagnare i nipotini ai giardinetti. E quindi si guarderà intorno e cercherà di inventarsi un altro impiego, "stavolta flessibile o addirittura in nero, per essere competitivo con i ventenni. ". Ho solo dei dubbi sulla conclusione: "Se l'elisir di eterna giovinezza era questo, sai che fregatura", dice Gramellini che tra l'altro comincia a intravedere (da lontano) il traguardo dei 50. Ma gli chiedo: meglio andare ai giardinetti, magari senza neanche i nipotini e pochi soldi in tasca, per i prossimi 30 anni? Allora inventiamoci qualche altra cosa.

mercoledì 9 maggio 2007

Alla prova della rivoluzione


Avevo cominciato questo blog parlando di una rivoluzione. La rivoluzione della vita in più, dell'allungamento della vita media, della crescita esponenziale degli over "anta" nella società e nel mondo del lavoro....
"E una rivoluzione - se non le si vuole soccombere -va fronteggiata con assoluto realismo, adeguatezza e tempestività". Lo scrive oggi sul Messaggero Antonio Golini, demografo, in un pezzo che va letto e meditato. E anche criticato. Perché non si può certo pensare che si continui a fare lo stesso lavoro, magari noioso e usurante per tuta la vita e poi, dopo i 60 anni, si vada avantic ome nulla fosse fino a 65 o 70 ed oltre. E' chiaro che gli over anta dovranno anche trovare il modo di riciclarsi, di cambiare, di vivere una nuova stagione.
Oggi è cominciata la riunione di governo e sindacati intorno al famoso "tavolo" sulle pensioni. Padoa-Schioppa ha chiesto coraggio, in nome dei pensionati più svantaggiati e anche, soprattutto, dei giovani. Gli si può dare torto, ma non si può ignorare.

martedì 8 maggio 2007

Pensioni, parte la trattativa. (E occhio alla Germania)

Domani il governo apre il "tavolo" di discussione sulle pensioni con i sindacati. Sul tavolo stesso ci sono vari punti, tra i quali il famoso "scalone" della riforma Maroni, la revisione dei coefficienti di calcolo della pensione e l'età pensionabile (compresa quella per le donne). Sullo sfondo il continuo e inesorabile allungamento della vita media, che preme sul sistema come un'enorme massa d'acqua su una diga già crepata. Chi volesse avere un'idea di come si sono regolati all'estero, può leggersi l'analisi del caso Germania, dove sono state fatte varie riforme negli ultimi anni, l'ultima nel 2001 e dove il punto cardine è l'età pensionabile a 65 anni, sottoposta a una serie di incentivi e penalizzazioni, per chi vuole anticipare o posticipare il momento dell'andata a riposo.
Ecco un brano dello studio pubblicato oggi dalla voce.info:
" In Germania le pensioni sono pagate generalmente a 65 anni di età, ma è possibile ottenere una pensione anticipata oppure lavorare più a lungo e ricevere la pensione a un’età più avanzata. Prima del 1992 l’aggiustamento dei benefici all’età di pensionamento era soltanto implicito, avveniva attraverso il numero riconosciuto di anni di servizio. A partire dalla riforma del 1992, i 65 anni sono considerati l’età "cardine" per il calcolo dei benefici pensionistici. Per ciascun anno di pensionamento anticipato e fino a cinque anni, le pensioni sono ridotte del 3,6 per cento (in aggiunta all’effetto dei minori anni di servizio). La riforma del 1992 ha anche introdotto premi per pensionamenti posticipati in modo sistematico. Per ciascun anno di pensionamento posticipato dopo i 65 anni la pensione è aumentata di 5 punti percentuali in aggiunta all’incremento "naturale" indotto dalla crescita degli anni di servizio.

domenica 6 maggio 2007

Donne, la pensione a doppio taglio


Non può essere un tabù, l'età della pensione per le donne. Ma bisogna essere realistici: si prendono cura di bambini, anziani, malati, va loro riconosciuto, o comunque va loro fornita un'alternativa se gli si chiede di lavorare di più. Questo è il succo di alcuni ragionamenti, sull'ipotesi di alzare l'età delle donne fino a superare i 60 anni. Lo scrive oggi sulla Stampa Chiara Saraceno, sociologa e studiosa della condizione delle donne.
Mi ha fatto particolarmente riflettere un suo ragionamento: "L'allungamento della speranza di vita non riguarda solo il fatto che si può lavorare più a lungo, ma anche il fatto che è più probabile che lavoratori in età matura si trovino a fronteggiare le domande di cura della popolazione più anziana". Io stessa, favorevole a una misura di giustizia e di uguaglianza, come l'innalzamento dell'età per le donne che vivono di più, mi sono dovuta fermare a riflettere su questo: l'allungamento della vita media significa anche anziani che vivono di più e che, inevitabilmente, si ammalano di più e hanno sempre più bisogno di assistenza. Non bisogna dimenticarlo.
L'altra faccia della medaglia quindi è garantire migliori servizi alle famiglie (il che spesso significa alle donne): "Occorre investire - aggiunge la Saraceno - tutto o una parte sostanziosa di quanto viene risparmiato alzando l'età pensionistica delle donne in servizi di cura sia dei più piccoli che delle persone in condizione di salute fragile e di non autosufficienza". E' giusto quindi che la parità sia a doppia faccia e che tutta la società se ne faccia carico.

sabato 5 maggio 2007

Sconti ai pensionati in vista del caldo


Della serie "buone notizie". Piccolo indizio di ciò che attende i baby boomers che andranno in pensione: lo sconto per chi ha più di 65 anni anni, mercato in crescita tumultuosa, gruppo detentore della più vasta ricchezza della storia dell'umanità, già da anni sul tavolo degli uffici di marketing. Il Pinguino De Longhi fa uno sconto del 30% a chi ha superato una certa età.
E' vero che i pensionati vengono spesso tosati senza che possano scioperare, protestare in alcun modo. Ma è anche vero che già sono e sempre più saranno una lobby potente, capace di influenzare le scelte politiche e anche, già adesso, quelle del mercato. Non a caso lo slogan del Pinguino è: "mandate il caldo in pensione", sottinteso: e voi godetevi la vita, altro che pensionati...

mercoledì 2 maggio 2007

Gli ottantenni rincorrono i quattordicenni


Hanno scritto: è la fotografia di un paese "vecchio" quella che ci consegna l'Istat...vecchio o longevo? Sicuramente la popolazione over 60 diventa sempre più una fetta importante, una vera e propria "lobby". I giovani, invece, sono una rarità: i ragazzini fino a 14 anni sono appena il 14% del totale. Tra i 50 milioni di italiani, invece, uno su 5 ha più di 60 anni e gli ultraottantenni ormai rincorrono in classifica i quattordicenni. La popolazione ammonta esattamente a 58.751.711 persone, in crescita dello 0,5% rispetto al 2005. La popolazione risiede per il 26,5% nel Nord-ovest, per il 18,9% nel Nord-est, per il 19,3% nel Centro, per il 24% nel Sud e per il restante 11,4% nelle isole, senza significative variazioni rispetto all'anno precedente. La crescita è stata particolarmente forte nel Centro-nord del Paese, mentre nel Sud è risultata pari a zero e nelle isole è stata appena dello 0,1%. Ancora una volta, sono gli immigrati che hanno favorito l'aumento della popolazione, facendola crescere di 260.644 unità. Al 1 gennaio 2006 la popolazione di 65 anni e più ammonta al 19,7% (quasi uno su cinque) contro il 18,7% del 1 gennaio 2002. Aumenta, analogamente, la popolazione con 80 anni e più, che incide per il 5,1% del totale, ossia un residente su 20. La popolazione dei giovani fino a 14 anni è invece scesa nel 2006 al 14,1% del totale, contro il 22,6% del 1980. Conseguentemente, è aumentato il rapporto tra anziani e giovani, passato dal 58% del 1980 al 140% del 2006. L'invecchiamento è un processo demografico allargato a tutte le aree del Paese, anche se il fenomeno è particolarmente avanzato nel Centro-nord, dove la popolazione over 65 supera quota 20% e quella con 80 anni e più il 5%. Nel Mezzogiorno giovani e anziani sono numericamente ancora abbastanza in equilibrio, ma con una chiara tendenza verso un ulteriore processo d'invecchiamento. Quanta gente con una vita in più...

sabato 28 aprile 2007

Come ci vedono i giovani


Tutti i giovani sono convinti che si debba fare la riforma delle pensioni. Praticamente tutti: il 90%. Lo dice una ricerca presentata pochi giorni fa dalla Confcommercio, e condotta su un campione di 80 persone tra i 18 e i 35 anni. Sono convinti che il sistema vada aggiustato al più presto, pena il rischio di collasso, che significherà niente più pensioni per loro e per le prossime generazioni. I punti su cui il buon senso di chi ancora non è parte in causa sono: 1) l'età (moltissimi sono quelli che ritengono equo andare in pensione ben dopo i 60 anni); 2) il rapporto tra previdenza pubblica e previdenza integrativa, con l'intervento di fondi e assicurazioni che provvedano là dove la pensione pubblica non potrà arrivare. A fronte di queste opinioni, sono molti i giovani che temono di arrivare a non prendere nessuna pensione. Chi oggi è un po' più avanti con gli anni, benché abbia delle legittime aspettative sull'età del pensionamento, dovrebbe riflettere.

martedì 24 aprile 2007

Storia triste di un pensionato che non voleva arrendersi


A volte la voglia di lavorare, di continuare a lavorare, è talmente forte che non c'è niente che possa fermarla: l'età, i familiari, il rischio. Questa è la storia di Vincenzo Piccirillo, operaio ostinato di 73 anni, che ha perso la vita cadendo da un solaio dove stava lavorando, questa mattina a Napoli. Ma la sua storia non di mostra che non si può lavorare a 73 anni: dice solo che ci sono persone che vogliono farlo, e non è detto che sia per bisogno, ma semplicemente per passione. E non è giusto che debbano farlo "in nero":
«Aveva una buona pensione di circa 1200 euro al mese, ma era più forte di lui, voleva lavorare», racconta infatti il genero, Bizzarro. Piccirillo era stato dipendente di una ditta fino al 1994 per poi andare in pensione e mettersi in proprio, accettando piccoli lavori in nero. Nel centro storico di Napoli aveva partecipato a molti lavori di ristrutturazione, tra cui quelli della biblioteca Brancaccio a pochi metri dal luogo dove ha perso la vita. In quella zona era stimato per la sua attività e veniva chiamato spesso per eseguire lavori. Aveva tre figli, era vedovo da dieci anni, aveva sei nipoti, che - sottolineano i familiari - amava moltissimo e dedicava loro tutto il tempo in cui non era impegnato al lavoro. «Non parlava di lavoro in casa perchè la figlia era contraria al fatto che lui continuasse l'attività - aggiunge il genero - era iscritto all'associazione nazionale invalidi sul lavoro, ma non partecipava alla vita associativa, voleva solo continuare a lavorare». Nella Fiat Panda rossa con la quale questa mattina aveva raggiunto Napoli dal comune di Marano, gli attrezzi di lavoro, un secchio per impastare la calce e un'agendina. Ogni cosa riconduce alla sua attività di operaio edile, per la quale ha speso un'intera vita. Drammatico per i familiari accorsi sul posto, oltre al genero, un fratello e il figlio Luigi, il momento del riconoscimento. L'uomo era riverso a terra, è caduto battendo il capo ed è morto all'istante. Stava lavorando al terzo piano di una palazzina al civico 6 di vico Donnaromita, era in piedi sul cornicione con in mano un attrezzo da lavoro, forse utilizzato per demolire un muretto da ristrutturare. All'improvviso ha perso l'equilibrio, lasciando cadere l'attrezzo che aveva in mano, finito sul balcone al primo piano dello stabile. Con lui, probabilmente, lavoravano altre persone, forse di nazionalità polacca o comunque dell'Est Europa, che subito dopo la disgrazia si sono dileguate.

domenica 22 aprile 2007

In pensione più tardi? "No, suicidatevi direttamente"


Mentre in Italia scattano i soliti riflessi condizionati (per cui se si dice "donne in pensione più tardi" , subito i sindacati "alzano gli scudi" e il ministro del lavoro smentisce), ma per fortuna c'è anche qualche ministro donna, come Linda Lanzillotta, che dice "parliamone" (intervista sulla Stampa di oggi), in America esce un pamphlet, "Boomsday", che, provocatoriamente, suggerisce all' esercito di baby boomers pensionati, di suicidarsi. In effetti, nel mondo sta arrivando uno tsunami, che travolgerà in modo diverso paesi occidentali e paesi del terzo mondo: si chiama longevità, ma si chiama anche una valanga di anziani che vivranno "alle spalle" dei pochi giovani. Forse sarà più devastante del cambiamento climatico.
Sul "Corriere della Sera" di oggi Massimo Gaggi riassume la trama di questo libretto scritto da Christopher Buckley (autore già di Thank you for smoking): nel 2010, di fronte all'esercito di ex baby boomers che va in pensione, costringendo il governo ad alzare continuamente le tasse sul lavoro dei giovani, scoppia la rivolta. I giovani si ribellano e assaltano i villaggi e le case degli anziani. Finché una giovane blogger, quasi per scherzo propone agli over 70 di suicidarsi. E viene presa sul serio da un cinico senatore del Massachussets... Il tema in America sta scaldando gli animi e le classifiche di vendita dei libri.
Noi, intanto, stancamente ci domandiamo se per caso una donna di 60 anni non potrebbe cominciare , magari volontariamente, come propone Linda Lanzillotta, ministro degli Affari Regionali, a ritardare l'uscita dal lavoro di qualche altro anno.
Ma l'Italia è già più vicina di altri al "boomsday", perché siamo già il paese con l'età media più alta del mondo! Dice Robert Samuelson, citato alla fine dell'articolo sul Corriere: "Stiamo commettendo un crimine politico ed economico nei confronti dei nostri figli e forse - s ei giovani rifiuteranno il ruolo di vittime designate - anche verso noi stessi".

sabato 21 aprile 2007

Ragazze, in pensione a 62 anni? Ma il ministro smentisce


Visto che viviamo tutti di più (e le donne in particolare), da alcuni anni sotterraneamente, c'è chi dice che l'età pensionabile delle donne andrebbe alzata gradualmente fino a portarla al livello degli uomini. Intendiamoci: finché resta più bassa io sono contenta, e come tutti ne approfitterò (spero)! Ma è giusto? Adesso si scopre, scrivono oggi Roberto Giovannini e Teresa Pitelli su La Stampa , che il governo “sta valutando l’ipotesi di innalzare l’età pensionabile delle donne a 62 anni, assegnando un anno di contributi in più per ciascun figlio. Si tratterebbe di “una riforma graduale, non attuata per decreto legge, e varata in cambio di misure compensative. Ad esempio, la concessione di un anno di contribuzione figurativa per ogni figlio dato alla luce, o un computo della pensione più favorevole. Sarebbe certamente un cambiamento importante per la società italiana. Tradizionalmente, il trattamento più favorevole previsto per le donne ha fondamento nelle oggettive penalizzazioni di carriera e di retribuzione. Tuttavia, le donne hanno una speranza di vita molto maggiore, e di recente la Corte di Giustizia Ue ha espresso dubbi. Tra le ipotesi, quella di passare a 61 anni dal 2008, e giungere a quota 62 anni dal 2012-2014. Nel governo non c’è unanimità, ma i consensi per una riforma ‘soft’ sono maggioritari. C’è il sì di Emma Bonino e Linda Lanzillotta, sarebbe d’accordo anche Tommaso Padoa-Schioppa, nella maggioranza concorda Tiziano Treu (Dl). Il cautissimo ministro del Lavoro Cesare Damiano vuole soprattutto evitare una possibile reazione negativa dei sindacati, ma al ministero fonti qualificate confermano che ‘è una delle ipotesi allo studio’. Si dice, infine, che nonostante il ‘no’ prevalente in Cgil, il leader Guglielmo Epifani sarebbe in realtà disponibile. Tutto sarà discusso al tavolo governo-parti sociali, che presumibilmente chiuderà dopo le elezioni amministrative. Se l’intesa sarà raggiunta, in giugno potrebbe arrivare anche il decreto legge per attuarne i contenuti".
Ma il ministro del Lavoro Cesare Damiano si è affrettato a intervenire: "Non abbiamo nessun progetto di innalzamento dell'età pensionabile per le donne". Giusto?

giovedì 19 aprile 2007

Non autosufficienti, un terremoto in arrivo


Quando si sta bene, nessuno pensa di diventare non autosufficiente. Sembra, per lungo tempo, un'assurdità. Invece i numeri dicono che lo tsunami sta arrivando. Siamo il paese che ha già la più alta percentuale di anziani, le cifre si gonfiano anno dopo anno, e nel 2040 il rapporto tra over 65 e lavoratori attivi raddoppierà, portandosi a quota 46%. Molti, alcuni, ma comunque tanti, di quegli over 65, saranno non autosufficienti, e per aiutarli servirà, secondo l'Ocse, dal 3,5 al 5,3% del Pil. Negli altri paesi la media oscilla tra il 2,8 e il 4%. L'Italia totalizza sempre qualche rec ord negativo! Ma anche se non fosse un record, il problema è enorme e tutti i paesi si devono attrezzare per affrontarlo. Ovviamente chi non speri nella fortuna o, ancora più infondatamente, nello Stato, potrebbe pensare di farsi una polizza assicurativa. L'Isvap, l'istituto che controlla le compagnie assicurative, suggerisce delle polizze collettive per i lavoratori. Per le assicurazioni una montagna d'oro, l'equivalente, facendo le debite proporzioni, dei fondi per le pensioni integrative. Lo Stato, oltre all'età della pensione per gli over 60 che sono in forma, dovrà preoccuparsi presto anche di quelli un po' più avanti negli anni che hanno bisogno di tutto. Oggi sul Corriere della Sera il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa dice che, come Ulisse, dovrà farsi legare per non ascoltare le sirene che chiedono lo status quo: non cambiare nulla per non essre impopolari, al futuro poi ci si penserà. Ma il nostro futuro non è tanto lontano.

martedì 17 aprile 2007

Ricchi e anziani, una torta molto ghiotta

Mister Feikema a 90 anni ha perso la moglie. Lui è cieco e ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui e dei suoi interessi. Decide di iscriversi al gruppo Elder Service, che si occupa della clientela benestante della banca locale Wells Fargo. In Minnesota, Stati Uniti. Mister Feikema, così, ha qualcuno che si gestisce i suoi affari e lui può vivere sereno. E' l'esempio di ciò che succederà sempre più spesso in futuro, ci ricorda The Economist: "Nel gennaio 2006 il primo di 77 milioni di baby boomers americani ha compiuto 60 anni. Molti di loro resteranno vedovi (O più spesso vedove) e avranno bisogno di qualcuno che si occupi di loro e dei loro risparmi". Si calcola che a livello mondiale gli over 55 posseggano circa il 70% della ricchezza totale. Una bella torta. Ecco quindi che ci si buttano le banche locali, come Wells Fargo nel Minnesota, e Citigroup, il più grande gruppo bancario del mondo. Addirittura in America molte banche offrono oggi muti "alla rovescia",cioè finanziamenti garantiti sul possesso della casa. Quando il proprietario muore, sono gli eredi che vendono e rimborsano il prestito. Anche se non sempre, probabilmente, ne sono felici. In Italia il mercato è molto meno selvaggio, e non credo che nessuno si impegnerebbe la casa per vivere più comodamente gli ultimi anni della propria vita a spese dei propri eredi. Che però gli "anziani" dispongano di una considerevole potenza economica (se non altro per il numero, che in Italia è più alto che altrove) è un fatto. Sempre di più i servizi agli anziani saranno un business su cui lanciarsi. Gli stessi "anziani", ci racconta ancora l'Economist, vengono assunti da certe società e istituti di credito, per trattare con questa speciale clientela.

sabato 14 aprile 2007

Amore e sesso


Forse sono i giovani ad avere ancora ansie sul sesso. O comunque quelli che a 40 anni si sentono ancora "ragazzi". Perché da un'indagine sul sesso over 60 dice che uno su tre fa l'amore "spesso". Beati loro. A meno che non ci sia un fraintendimento sulla parola "spesso"....! Comunque, secondo la ricerca della società italiana di sessuologia, presentata al convegno sulla Terza età in corso a Roma, più della metà degli uomini oltre i sessanta dice di essere sempre innamorato (nella foto un'immagine del film Ultimo tango a Parigi). Il problema é: di chi? Le donne della stessa età che dicono questa enormità sono una su tre: sempre più realiste, le ragazze! Per tutti comunque l'attrazione nella coppia resta importante, ma sono più le donne che si danno da fare per mantenersi all'altezza. Gli uomini si lasciano andare un po' di più ( forse confidano di più sulle loro doti "naturali"). Viagra e affini sono out per l'88% delle donne e per l'83% dei maschi. L'autoerotismo è escluso tassativamente dal 46% degli uomini (???) e solo dal 30% delle donne. E l'amore o l'attrazione verso qualcuno più giovane? "Mai" risponde il 65% delle donne. Mentre gli uomini su questo cedono alla vanità e anche alla verità: "spesso" o "sempre" il 42% dei maschi si sente attratto da una persona più giovane. Leggi di più.
Comunque il sesso è fondamentale per quella "vita in più" che aspetta i ragazzi e le ragazze over 60.

venerdì 13 aprile 2007

In pensione per farsi riassumere


Sempre più spesso negli Stati Uniti, i pensionati si dedicano al lavoro, invece che alle crociere e ai nipotini. In Arizona una scuola ha messo in piedi un florido business assumendo gli insegnanti appena andati in pensione. A Chicago il sindaco ha permesso che il capo dei vigili del fuoco andasse in pensione per poi fargli un contratto come capo della sicurezza della città. E naturalmente il reddito vola, perché si somma la pensione con il nuovo stipendio.
"Double-dipping" è l'espressione usata dall'Economist, settimanale inglese, per questa pratica. Come spiegare quest'espressione? Mi viene in mente uno che faccia la "scarpetta" nel suo piatto e anche nella padella. Perché no? In alcuni Stati americani questo doppio reddito è vietato, ma non in tutti. A New York i dipendenti pubblici possono tornare al lavoro il giorno dopo essere diventati pensionati, però il nuovo stipendio è sottoposto a un tetto. La domanda dell'Economist è anche la mia: perché mai una società che invecchia, e che tra poco avrà troppo pochi lavoratori attivi per poter mantenere l'esercito dei pensionati, dovrebbe temere che qualcuno abia questo doppio ruolo (lavoratore e pensionato)? I double-dippers si sono guadagnati la pensione e ora si guadagnano lo stipendio. In più pagano tasse e contributi e contribuiscono ad alleviare il problema demgrafico. O no?
The Economist http://www.economist.com/index.html

mercoledì 11 aprile 2007

Lavorare più a lungo?

Si va in pensione a 58 anni, in media. Ma i neo pensionati non sono tanto contenti di smettere di lavorare. Chi può vorrebbe continuare a farlo per qualche anno in più. Gli uomini e le donne, intervistati dal Censis (un istituto di ricerca) dicono che vorrebbero rimanere al lavoro fino a 62 anni. Sono sempre medie, ma fanno capire che la pensione per molti "può attendere", come titola il nostro blog e come titola oggi un articolo di Repubblica, che anticipa la ricerca del Censis.
Interessante notare che il 34% degli intervistati dice che sarebbe giusto andare in pensione tra i 61 e i 65 anni, e molti ritengono che anche le donne debano essere equiparate. Ricordiamoci che le donne vivono in media più degli uomini!
Cosa pensano quelli che vanno in pensione. Solo il 57% ritiene che il periodo del meritato riposo sia "bello e piacevole. Gli altri lo ritengono disorientante. Rimedi? Impegnarsi in attività nuove, fare volontariato e soprattutto mantenere buone e ricche relazioni con gli altri. Facile a dirsi.
A questo proposito segnalo un libro bellissimo, di cui poi magari racconterò più in dettaglio il senso: è "Everyman" di Philip Roth.
link al sito www.terzaeta.somedia.it

lunedì 9 aprile 2007

Qualcosa è cambiato


Quanti si rendono conto di quanto è cambiato l'orizzonte temporale della vita negli ultimi quaranta anni? Chi oggi ha 50 o 60 anni ha vissuto la propria infanzia in un periodo in cui l'aspettativa di vita era di 65-70 anni massimo. Mai avrebbe pensato di arrivare a questa età e di sentirsi ancora così giovane: il tempo si è "allungato" di quasi 15 anni. Adesso l'aspettativa di vita è ben oltre gli 80 anni. Chi nasce oggi, addirittura, ha un orizzonte temporale di circa 100 anni. Una vera rivoluzione.
Nel lavoro questa è l'età in cui si comincia a pensare che, prima o poi, ci spetterà una pensione. Eppure quasi nessuno di noi si sente pronto a fare il "pensionato"! Non c'è bisogno di esortare i cinquantenni a pensare a se stessi come ancora giovani: per molti questo è il momento in cui, finalmente, si può cominciare a fare, e a essere, ciò che si è sempre voluto. Ma come realizzarlo? Questo forse non è chiaro per tutti. E' su questo che bisogna lavorare, escogitare delle nuove strategie di crescita in un tempo in cui i nostri genitori tiravano i remi in barca. Esempi, storie, dati, prospettive, idee: qui cercherò di scoprire e raccontare tutto ciò che può servire a costruire dei nuovi percorsi. A vivere una vita in più.